Tra la fine del 1119 e gli inizi del 1120 nasce a Gerusalemme una fraternitas di tipo militare costituita da alcuni cavalieri francesi, che, impegnatisi sotto la guida di Hugues de Payens a pattugliare la strada che dalla costa conduceva a Gerusalemme, decidono di compiere tale servizio di protezione armata dei pellegrini ispirandosi alla povertà evangelica e a uno stile di vita all'insegna della castità e dell'obbedienza.
L'iniziativa viene guardata con benevolenza dal re di Gerusalemme Baldovino II, sovrano di uno dei quattro Stati latini d'Oriente nati dopo l'esito vittorioso dalla Prima Crociata (1096-1099), il quale concede ai nove cavalieri di risiedere in un'ala dell'ex Moschea di al-Aqsa, comunemente nota ai Latini come il Tempio di Salomone, situata sul lato meridionale della Spianata del Tempio e inizialmente adattata a residenza del re gerosolimitano.
Al contempo cavalieri e religiosi, i confratres si rifanno al modello di vita comunitaria dei canonici regolari del Santo Sepolcro ed emettono i voti di povertà, castità e obbedienza nelle mani del patriarca di Gerusalemme Warmondo di Picquigny. All'appoggio del re e al consenso espresso dalla massima autorità religiosa locale doveva però far seguito un'ulteriore e definitiva convalida da parte del pontefice. Posto infatti che la società cristiana era rigidamente ripartita tra coloro che pregavano, coloro che combattevano e coloro che lavoravano (oratores, bellatores, laboratores), era mai possibile esercitare il mestiere delle armi vestendo l'abito religioso? L'impasse viene superata anche grazie all'elaborazione teorica di un apologista d'eccezione come Bernardo di Clairvaux, secondo il quale, come si legge nel suo Liber ad Milites Templi. De laude novae militiae, il cavaliere che abbandona la cavalleria mondana per aderire alla nova militia diviene miles Christi e, in virtù di ciò, può battersi e uccidere senza colpa il nemico, a condizione però che sia vincolato dalla bona causa e sostenuto dalla recta intentio. In questo modo i Templari, armati et non ornati come veri milites Christi "offrivano alla Chiesa la possibilità di ricondurre integralmente l'ideale cavalleresco nell'ambito degli ideali cristiani e di sistemarlo nell'ordine monastico" (F. Cardini), eliminando così in modo netto l'ambiguità fra militia e malitia.
La definitiva legittimazione della fraternitas giunge il 13 gennaio 1129 in occasione del concilio provinciale di Troyes (Champagne), allorché - alla presenza del legato pontificio Matteo d'Albano, di vari vescovi delle diocesi contermini, dello stesso Bernardo e di altri abati cistercensi, oltre che dello stesso Ugo de Payens - i cavalieri ricevono una regola ufficiale ispirata al modello benedettino e, contestualmente, adottano il nome di Pauperes commilitones Christi Templique Salomonis, poi abbreviato in Milites Templi o Templarii. Ma è nel 1139 che Innocenzo II, esentando con la Omne datum optimum i Templari dal pagamento di decime e gabelle e ponendoli sotto l'autorità diretta ed esclusiva del papa, favorisce l'ascesa di quello che di lì a poco diverrà l'ordine religioso-militare più potente e controverso del Medioevo. Se infatti in Terrasanta si costituisce nel giro di pochi anni una efficiente milizia permanente incaricata di presidiare i territori strappati agli "infedeli", d'altro canto in Occidente i milites Templi prendono parte alle grandi battaglie combattute in nome della Riconquista cristiana della penisola Iberica contro i musulmani.
Ne consegue che le fiorenti precettorie - vere e proprie aziende agrarie che ben presto si diffondono in modo capillare in Europa grazie a un gran numero di lasciti, donazioni, privilegi di natura giurisdizionale ed esenzioni - oltre a costituire una sorta di "vetrina" dell'Ordine in Occidente, hanno la fondamentale funzione di fornire le risorse economiche necessarie a garantire in Outremar il sostentamento delle truppe, l'arruolamento di soldati indigeni, la disponibilità di cavalcature adeguate e l'edificazione/manutenzione di fortezze strategicamente dislocate a protezione degli Stati latini d'Oriente.
(Sonia Merli)