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Architettura: Ala residenziale


Le ricognizioni condotte negli anni ottanta del secolo scorso sulle strutture della precettoria templare di San Bevignate, puntualmente corroborate sul versante documentario, consentono di scandire in almeno tre fasi l'organizzazione e l'accrescimento dei corpi di fabbrica che oggi compongono il complesso monumentale.

Nel primo periodo (1256-1283/1285) si edificava la grande chiesa, affiancata nella zona absidale da una torre campanaria quadrata di dimensioni considerevoli (m 7×7) che, secondo i recenti studi di Giuliano Romalli, dovette verosimilmente accogliere la piccola comunità templare appena insediatasi nel contado di porta Sole. Oltre a magazzini, depositi per le attrezzature e ricoveri per gli animali, nelle immediate vicinanze doveva trovarsi anche una cappella di più antica fondazione, intitolata a San Girolamo, documentata già nel 1243 e menzionata da Lancellotti (1593-1671), che affermava di averne visti i ruderi. Si ipotizza inoltre che, data la collocazione extraurbana della precettoria, l'area posta a sud est dell'edificio dovesse essere protetta da una cinta muraria.

In seguito al contenzioso apertosi nel 1283 con i Benedettini - possessori del monastero di San Giustino prima della rifondazione templare voluta da Gregorio IX - l'intera comunità fu costretta a ritirarsi nella sede di San Bevignate, i cui annessi abitativi furono di conseguenza ampliati mediante la costruzione, sul lato sud, di un più articolato complesso di edifici funzionali alla vita comunitaria dei religiosi (sala del capitolo, refettorio) e allo svolgimento delle attività proprie di una fiorente azienda agraria. Risalirebbe pertanto al secondo periodo (1283/1285-1312) il congiungimento tra l'accresciuto blocco residenziale (divenuto proprietà privata dopo le demaniazioni postunitarie) e il corpo di fabbrica della chiesa, messa in comunicazione diretta con la zona cenobitica tramite una piccola porta, oggi tamponata. Analoga datazione viene proposta per il monumentale pozzo ottagonale in pietra (oggi al centro di uno spazio recintato di proprietà privata), collocato alle spalle della zona absidale in una delle aree della precettoria dedicate alle attività agricole e produttive.

Con la soppressione nel 1312 della militia Templi e il conseguente passaggio dei beni dell'Ordine ai cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, prendeva avvio il terzo periodo (1324 ca. - inizi del XVI secolo) della storia del complesso monumentale, trasformato in monastero femminile per iniziativa del ricco mercante perugino Rico di Corbolo. Il quale, dopo essersi impegnato a versare per la salvezza dell'anima sua, di sua moglie Caterina e di sua figlia Coluccia una dotazione di 3000 fiorini, il 5 agosto 1325 otteneva da papa Giovanni XXII che a San Bevignate si fondasse un monastero che potesse accogliere fino a venticinque donne, esclusa la badessa, "viventi sotto la regola e l'abito dell'Ospedale di San Giovanni Gerosolimitano" (F. Tommasi). L'insediamento di un ordine femminile determinò inevitabilmente una serie di interventi e adattamenti, primo fra tutti "la creazione di un grande chiostro nella parte del monastero rivolta verso Perugia, formato da un nuovo edificio addossato ortogonalmente alla chiesa" (P. Raspa e M. Marchesi), così da garantire alle moniales la clausura prescritta nella regola.

L'allentarsi della primitiva disciplina portò agli inizi del Cinquecento all'allontanamento dal monastero delle Giovannite e al loro ritorno allo stato laicale, ragione per cui papa Giulio II decideva di concedere al nobile perugino Benedetto Montesperelli il complesso di San Bevignate in commenda, a condizione che costui, prendendo a esempio i suoi avi e consanguinei, vestisse l'abito dell'Ordine gerosolimitano.

(Sonia Merli)

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