Altitudine 218 m s.l.m.
Superficie 44,51 km²
Abitanti 9.669 (2015)
La città è situata su un poggio che domina la valle del Tevere, ai piedi di un sistema collinare con fitta macchia mediterranea. La parte nuova, sviluppatasi a partire dagli anni ’50 del Novecento, è pervasa di laboratori e piccole fabbriche di ceramica che si estendono lungo la via Tiberina, parallelamente alla SS E/45.
Le origini antiche sono attestate da ritrovamenti archeologici d’epoca etrusca e romana a partire dal IV sec., esposti nell’atrio del Palazzo comunale. Di certo il nome rimanda al latino diruta ovvero rovinata, distrutta.
In epoca medievale, Deruta è un castello fortificato facente parte del sistema difensivo di Perugia, ma avente una propria legislazione. Del vecchio castello rimangono, se pur modificate, le tre porte, resti di mura e la struttura viaria che conduce a Piazza dei Consoli, dove si trova l’omonimo palazzo con torre trecentesca adorna di bifore ogivali; qui ha sede il Comune e la Pinacoteca comunale. Di fronte al palazzo dei Consoli sorge la chiesa di San Francesco, al cui interno si conservano affreschi di scuola senese, tra cui si evidenzia il Martirio di S. Caterina, patrona dei ceramisti (1339) e una Madonna con Bambino e Santi di Domenico Alfani (collaboratore di Raffaello). L’annesso ex convento di S. Francesco ospita il ricchissimo Museo Regionale della Ceramica, che spazia dall’epoca antica all’età contemporanea. Nella vicina Piazza Benincasa sorge la chiesa di Sant’Antonio Abbate con opere di Bartolomeo e Gian Battista Caporali (XV sec.).
La città di Deruta è nota in tutto il mondo per la sua produzione di ceramica già in epoca medievale, ma il massimo sviluppo si è avuto in pieno rinascimento, all’inizio del XVI sec. A riprova della buona qualità artistica, le antiche ceramiche derutesi, dalle svariate forme e colore, sono oggi conservate in numerosi musei del mondo.
Una singolare documentazione di ceramica derutese è conservata nel Santuario della Madonna dei Bagni di Casalina, la cui chiesa è ricoperta da ex voto collocati dai fedeli a partire dalla seconda metà del Seicento fino ai nostri giorni. La raccolta, di notevole interesse dal punto di vista antropologico, costituisce un insolito spaccato di vita umbra.