Venne costruita tra il 1734 e il 1739, su progetto dell’architetto Pietro Carattoli, dai Conti Donini come residenza di campagna al centro della proprietà agricola. Per realizzarla si riutilizzarono parti delle rovine del castello medievale distrutto nel 1540 durante la “guerra del sale”.
Gli abitanti del luogo la chiamano da sempre “San Martinello” dal nome della minuscola località di San Martino Delfico in cui sorge. Mai alienata, è passata, per matrimoni e discendenza, ai Danzetta, ai Florenzi, agli Alfani, ai Silvestri ed infine ai Caucci von Saucken che attualmente la abitano. La continuità patrimoniale ha permesso la conservazione di preziosi beni culturali, testimonianze di una dimora storica, sempre vissuta e unica nel suo genere. In particolare vi si trovano un pregevole archivio, una biblioteca che conta oltre 12000 volumi - tra i quali un settore specifico dedicato agli studi compostellani e di pellegrinaggio -, interessanti collezioni d’arte e una raccolta di ritratti di antenati, figure storiche ed europee presenti nella storia dell’Umbria. Inoltre oggetti e materiale d’archivio legati a Ludwig I di Baviera, che testimoniano la sua lunga frequentazione dell’Umbria per l’amicizia con l’intellettuale perugina Marianna Florenzi.
Il complesso architettonico si articola in tre edifici: un corpo principale e due barchesse, la prima dedicata alle scuderie, l’altra alle cantine e alle attività agricole. La parte residenziale, al centro, si sviluppa su tre piani ed è caratterizzata nella facciata da un’ampia esedra con una monumentale scale barocca, da cui si accede al piano nobile. Il prospetto è scandito da fasce marcapiano e lesene che contengono archi ciechi in laterizio su fondo a intonaco color ocra. Nella facciata opposta, aperta su un ampio terrazzamento, un’altra scalinata speculare alla precedente, portava ad un vasto giardino all’italiana. L’insieme si affaccia sul vastissimo panorama della valle del Tevere, dominato sullo sfondo dal monte Subasio e Assisi. A sinistra della facciata principale vi è l’ingresso alla cappella affrescata da Francesco Appiani. Il ciclo pittorico si può apprezzare anche da un coretto del piano nobile della villa. Tra le spoglie conservate nella cappella anche le ceneri attribuite al grande giurista Bartolo da Sassoferrato capostipite della famiglia Alfani. L’area prospicente è costituita da un viale di cipressi che si dilata in un prato di forma ovale, al cui centro sorge una fontana ornata da un labirinto di mattoni. Nel lato orientale il bosco di querce, lecci e pini ammanta l’intera pendice inglobando i ruderi dell’antico castello.